Ozieri, Martedì 16 Aprile 2024

Concerto Grosso. L'eccezione e la regola. Mercoledì 19 agosto

Concerto Grosso. L'eccezione e la regola

Prosegue il programma della rassegna estiva "Estiamo in Piazza" con una Suite di danze per cinque solisti e orchestra jazz di Bruno Tommaso in programma mercoledì 19 Agosto nella piazza dell'ex convento delle Clarisse. Produzione originale NUBES Ente Musicale di Nuoro, Associazione Time in Jazz, Associazione Blue Note Orchestra, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna.

Concerto Grosso ("l'eccezione e la regola") è una coproduzione dell'Associazione Blue Note Orchestra di Sassari, del Festival Internazionale Time in jazz di Berchidda e dell'Ente Musicale di Nuoro, riunite in un network denominato Nubes.
L'opera, appositamente commissionata per orchestra e solisti al compositore Bruno Tommaso, per l'occasione anche direttore d'orchestra, consta di una suite di danze in sei movimenti, e vede impegnati, oltre all'organico dell'Orchestra Jazz della Sardegna, cinque tra i migliori allievi, ora professionisti, dei Seminari Jazz di Nuoro.
Tale progetto si inserisce in un più complesso disegno ad ampio respiro che coinvolge realtè, Berchidda, Nuoro e Sassari, che operano in contesti diversi (attività festivaliera, attività didattica ed attività di produzione) e che credono fortemente nelle realtà associative e sinergiche funzionali al produrre musica originale di qualità coinvolgendo tutte le strutture produttive, gli organici orchestrali ed i giovani attraverso la circuitazione di eventi "pensati" collettivamente.

(Nubes)

Il muro di Berlino è crollato nel 1989, ma in Italia per assistere al crollo del muro tra il jazz e la "musica istituzionale" abbiamo dovuto attendere gli anni '90… questo ovviamente dal solo punto di vista giuridico e limitatamente alle pubbliche istituzioni didattiche, poiché altri muri, per lo più di natura mentale e culturale restano ancora in piedi, ed il lavoro per superarli si presenta lungo e non facile.
La stabilizzazione del Jazz nei Conservatori italiani con lo status di Scuola abilitata a rilasciare Diplomi (e più recentemente Lauree di primo e secondo livello) si è concretizzata ad un ventennio di distanza dal primo esperimento romano del 1971/73 dopo burrascose vicissitudini burocratiche e vertenze sindacali.
Perché questa premessa per la presentazione di una semplice composizione musicale?
È presto detto.
L'assunto di partenza dell'Eccezione e la Regola è la perenne ricerca del dialogo tra diversi, del confronto in alternativa allo scontro, della liberazione da pregiudizi e stereotipati quanto insulsi luoghi comuni.
L'idea di valorizzare alcuni giovani musicisti sardi in un'opera che li coinvolgesse insieme con il più storicamente accreditato tra gli ensemble orchestrali jazz dell'isola rischiava di spalancare la porta alla facile soluzione della rilettura jazzistica di musica tradizionale della Sardegna, strada non spregevole pur se non nuova, ma che poteva dar luogo ad un altro immaginario recinto di autocolonizzazione e di autocompiacimento, e per giunta in questo caso, per mano di un musicista non sardo (anzi, originario di un'altra isola) a meno di non elaborare una progettualità basata su contributi anche etnici e popolari, inquadrati in un ambito di ampio respiro europeo, mediterraneo, insomma senza confini, e badando a sgombrare il campo da prevaricazioni culturali di sorta: un utopia certamente, ma le utopie, almeno in musica, sono realizzabili concretamente, sia pur non senza fatica.
La fonte ispirativa principale è stata la danza, poiché il rapporto tra suono e movimento, tra flusso acustico e carnale fisicità, può rappresentare un affascinante tratto in comune in tutte le musiche del mondo.
Per l'ouverture si ricorre all'Allemanda, che con il suo implacabile ritmo binario e la fitta suddivisione apparentabile con lo shuffle, rivela, in una forma che più europea di così non si può, un'insospettabile matrice ancestrale africana.
Non si rinuncia alla "sardità", ma sempre giocando di rimandi e di richiami, così il Passo Torrao affidato alla fisarmonica, si giova di spunti tematici derivati da una cultura musicale immaginaria, per esempio quella di un ipotetico giovanotto che di giorno lavora tra i grattaceli e di sera intrattiene i suoi compaesani aggiungendo alla sua musica i nuovi ingredienti appresi dai suoi nuovi compagni di lavoro, mentre l'austera visionarietà arpistica dell'Aria di Arborea ci mostra un concetto di civiltà capace di non confondere l'indipendenza con l'isolamento.
La Danza dei Guerrieri (con i nostri due trombettisti nel ruolo degli eroi – antieroi ) ha invece un preciso riferimento iconografico: la statuina dei guerrieri in lotta di Uta – Monti Arcosu, o meglio, la fotografia della statuina in cui mi imbattei anni or sono sfogliando le pagine di un bel libro sulla civiltà sarda del professor Luiu. I miei occhi non l'hanno mai vista dal vivo, e forse è meglio così, perché sorprendentemente questa percezione mediata, parziale e con una dimensione in meno, ha potuto scatenare una serie di sceneggiature sul senso di questa opera. Siamo sicuri che siano dei guerrieri? E se lo sono, siamo sicuri che stiano lottando? Forse fanno ginnastica, o giocano, o si dedicano ad altre attività meno facilmente confessabili in una società perbenistica.
La Passacaglia è una delle forme di danza della nostra tradizione che proprio per questo suo ossessivo incedere di un ciclico "walking bass" può con naturalezza essere spostata dall'originaria funzione di base di partenza per variazioni ai territori abitati dal songbook, dalla parafrasi e dall’improvvisazione.
L'episodio conclusivo "La Grande Fuga e Galop" ha un origine cinematografica.
La Grande Fuga (intesa in senso non solamente e non strettamente musicale) recupera l'ansia insopprimibile di libertà dalla prigionia e dall'oppressione e la fantasiosa creatività che ne deriva, così luminosamente disegnate nel film omonimo.
Il Galop è un omaggio a Nino Rota e alla sua abilità nel farsi complice del Maestro Visconti nella creazione del solenne contrasto tra la scatenata allegria dei giovani bene, nonché nobili ballerini, e l'ineluttabilità della morte presentita dal Principe di Lampedusa nella scena finale del Gattopardo, in una Palermo conquistata da nuovi padroni, ma ancora intrisa dei sapori lasciati dagli antichi dominatori greci e arabi.
Ma il titolo?
E già, quasi dimenticavo.
L'arte in genere, e la musica in particolare sono piene di regole, ma hanno anche qualche eccezione.
In qualche caso le eccezioni sovrastano le regole.
Questo è uno di quei casi.

Bruno Tommaso


Marcella Carboni, arpa
Silvia Corda, pianoforte Antonio Meloni - Giovanni Sanna Passino, tromba
Graziano Solinas, fisarmonica

Orchestra Jazz della Sardegna
Giovanni Agostino Frassetto, flauto
Luca Lanza, sax contralto e soprano
Dante Casu, sax contralto e clarinetto
Massimo Carboni, sax tenore
Teodoro Ruzzettu, sax tenore e clarinetto
Marco Maiore, sax baritono
Luca Uras, Francesco Lento, Pietro Pilo, tromba
Gavino Mele, Roberto Chelo, corno
Salvatore Moraccini, Emiliano Desole, trombone
Roberto Tola, chitarra
Alessandro Zolo, contrabbasso
Luca Piana, batteria

Bruno Tommaso, direttore

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